Partiamo da dati oggettivi
Il sistema economico di una Nazione è reso solido e capace di attuare piani di sviluppo se elevata è l’educazione finanziaria dei cittadini che lo compongono, capaci di investire in modo responsabile ed elevando il proprio potere di spesa. Qual è la situazione dell’Italia? L’educazione finanziaria dei cittadini italiani si posiziona ben al di sotto della media dei Paesi del G20, come emerge da un’indagine campionaria sviluppata dall’OECD ed approfondita da Banca d’Italia.
L’indagine è stata effettuata tramite un questionario incentrato su tre aree:
(i) educazione finanziaria, intesa come la capacità di rispondere correttamente a domande basilari su rischio, rendimenti e tassi d’interesse;
(ii) l’attitudine a porre in essere comportamenti finanziariamente virtuosi (ad esempio, diversificare il portafoglio e definire un budget domestico); e
(iii) la capacità di porsi obiettivi finanziari di medio-lungo periodo, bilanciando risparmi e consumi.
I risultati dell’indagine posizionano l’Italia in fondo alla classifica.
Una scarsa sensibilizzazione finanziaria danneggia le famiglie e l’economia, soprattutto a causa della ritrosia dei cittadini ad investire. Tale quadro ha un duplice effetto depressivo sul Paese:
- l’accumulo di liquidità ha un costo nascosto in quanto il valore reale viene eroso dall’inflazione: chi non ha investito negli ultimi 15 anni ha perso circa il 30% di ricchezza potenziale in termini reali;
- fra le famiglie che detengono una ricchezza finanziaria superiore ai 25.000 euro, il 30% non detiene strumenti di investimento finanziario. L’eccessiva detenzione di liquidità è un freno allo sviluppo dei mercati finanziari (ad esempio, l’Italia è l’ultimo Paese in Europa per dimensioni del mercato Venture Capital.
Gli sportivi professionisti
Quanto detto per l’italiano in generale, vale anche per gli sportivi professionisti. Anche gli sportivi professionisti dovrebbero pensare alla pianificazione patrimoniale e finanziaria con risorse da dedicare, per esempio, alla previdenza integrativa ed alle polizze contro gli infortuni.
Sembra strano pensare che persone ben remunerate possano avere problemi economici, ma la fase post-carriera viene spesso sottovalutata da molti giovani sportivi professionisti che trovano difficile ridimensionare il proprio stile di vita dopo aver percepito retribuzioni a cinque o sei zeri. Ad incidere sulla non corretta gestione finanziaria, oltre ad una leggera sensibilizzazione finanziaria, ci sono anche sperperi abnormi, spese folli e raggiri da parte di persone nelle quali si è riposta – in modo sbagliato – la propria fiducia nella gestione dei risparmi. Di solito, chi tende ad accrescere ed a prendersi cura dei propri guadagni fin dagli albori della propria carriera – magari con l’attività congiunta di agenti, consulenti, amici e parenti – non dovrebbe sperimentare difficoltà una volta terminata la carriera.
Gli stipendi del calcio, del football americano e dell’NBA – il rischio di sperperare tutto.
Prendendo il calcio come esempio, secondo il “Global sports salaries survey 2018” lo stipendio medio per giocatore di Serie A nella stagione 2017/2018 è stato di 1.999.864 dollari. Tuttavia, la mediana, cioè il valore che divide equamente la distribuzione degli stipendi in due gruppi di stesse dimensioni, è di 1.164.483 dollari, a dimostrazione di come ci sia una notevole differenza di stipendi tra i calciatori.
La fine della carriera professionistica costituisce un momento molto delicato non solo dal lato emotivo, ma anche da un punto di vista finanziario-patrimoniale: una serie di statistiche e di casi concreti dimostrano, infatti, come molti sportivi perdano ingenti quantità di denaro.
Scelte avventate e consiglieri improvvisati potrebbero compromettere il proprio stile di vita una volta terminata l’attività professionistica.
Un’altra ricerca, condotta nel 2013 dall’organismo XPro, ha rilevato che il 60% degli ex calciatori della Premier League ha dichiarato bancarotta entro cinque anni dal termine della carriera.
Guardando, poi, alle statistiche negli Usa, il 78% dei giocatori di football americano ed il 60% dei cestisti dell’NBA si trovano a dover affrontare gravi difficoltà finanziarie, rispettivamente, entro due e cinque anni dal ritiro dai campi di gioco.
Le peculiarità dellO SPORTIVO professionista
Scelte avventate potrebbero compromettere lo stile di vita una volta terminata l’attività sportiva professionistica. Perché molti sportivi professionisti si trovano a dover affrontare, nonostante gli stipendi percepiti, situazioni di difficoltà economico-finanziaria? Ad incidere, sicuramente, è la durata della carriera sportiva di circa otto/dieci anni – anche se in alcuni sport, ad esempio il calcio, la durata media è di circa quindici anni – e non di 30 o 40 anni.
A fronte della brevità della vita lavorativa, è molto importante prestare la massima attenzione alla gestione dei propri guadagni ed alla pianificazione patrimoniale (compito molto arduo per un ventenne nel pieno dell’entusiasmo e della vitalità che si ritrova a percepire compensi milionari). Altro elemento non trascurabile è legato al fatto che le retribuzioni seguono una “curva” decrescente, vale a dire tendono ad essere più elevate in “giovane” età (quando il fisico è più prestante) e meno negli ultimi anni di carriera.
Come comportarsi?
Occorre una corretta strategia anche fuori dal rettangolo di gioco e non si può prescindere da un’oculata gestione a livello patrimoniale.